I luoghi molto urbanizzati in cui viviamo hanno bisogno di spazi verdi e di biodiversità, aree in cui piante, uccelli, insetti e altri piccoli animali possano riprodursi e sopravvivere al difficile ambiente urbano. Intorno a noi inoltre, nelle nostre campagne, silenziosamente, ogni anno scompaiono o diventano drammaticamente rare specie vegetali un tempo molto diffuse, a causa dei diserbanti utilizzati nelle coltivazioni intensive. Le fioriture spontanee in questi contesti riescono a riportare un po’ di natura in città, con realizzazioni di bellezza inaspettata, garantendo anche la conservazione di un inestimabile patrimonio genetico a rischio di scomparsa. Queste motivazioni di fondo hanno sostenuto nel 2009 l’avvio del progetto, oggi concluso, “La tutela della biodiversità come opportunità per le aziende agricole nel Padule di Fucecchio”, finanziato dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Pistoia e condotto dal CNR di Pisa e dal Centro di Ricerca Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, in cui è stato coinvolto nella fase finale di diffusione dei risultati e riproduzione delle specie anche l’ITAS “D.Anzilotti” di Pescia. Da due anni ormai presso l’Istituto vengono coltivate piante spontanee, in inglese “willdflowers”, con lo scopo di conservarne e riprodurne il seme per impieghi ecologici e paesaggistici. Nelle parcelle sono stati riprodotti con ottimi risultati il fiordaliso (Cyanus segetum), il papavero (Papaver rhoeas), il gittaione (Agrostemma githago), le margherite (Anthemis cotula e Leucanthemum vulgaris), il garofanino selvatico (Dianthus carthusianorum), Echium vulgare, Lavatera punctata e altre con fiori di vario colore e tonalità. Gli studenti hanno partecipato a tutte la fasi di coltivazione ed è con sincera sorpresa che diversi cittadini di Pescia, in particolare gli anziani, osservano passando fiori selvatici che non vedevano più da tempo nei campi intorno casa. Uno stimolo in più per proseguire questo lavoro anche negli anni futuri.
Alcuni consigli pratici
Se qualche tecnico o amatore si volesse cimentare nell’impiego dei wildflowers è utile che tenga conto di alcuni consigli pratici: – nei miscugli di specie annuali e perenni, le prime fioriscono il primo anno, per le perenni occorre aspettare solitamente il secondo anno. La semina è normalmente autunnale, settembre-ottobre. Al fine di attenuare la competizione di altre erbe spontanee, in particolare graminacee, è utile praticare la “falsa semina”. Circa un mese prima della prevista semina, si lavora il suolo con una estirpatura (o vangatura) leggera per rimuovere specie stolonifere e rizomatose, seguono alcune erpicature di affinamento per favorire la germinazione delle erbe indesiderate. Successivamente, in rapporto alla superficie considerata, si zappetta nuovamente il terreno o si procede ad una lavorazione superficiale di affinamento con erpici a dischi e a denti. E’ fortemente sconsigliato l’uso di fresatrici perchè causano una eccessiva polverizzazione dello strato superficiale del suolo e la conseguente formazione di una dura crosta con la prima pioggia. Subito dopo si semina a spaglio il miscuglio e si esegue una rullatura per far aderire il seme al substrato; non occorre altro per interrare il seme. Poiché si tratta spesso di semi molto piccoli o addirittura polverulenti (papavero), in tal caso prima della semina è bene procedere alla loro miscela con un po’ di sabbia e torba nera o terriccio universale, per dare consistenza al materiale. Nel caso di cassoni o piccole superfici con terra di riporto, buoni risultati ha dato la semina su uno strato di 3 cm di compost molto maturo o terriccio commerciale posto direttamente sul substrato. Nelle prime fasi irrigare leggermente avendo cura che l’acqua non asporti il seme. Dopo queste operazioni disponiamoci ad attendere con pazienza, la nostra fatica verrà ripagata con un tripudio di colori.
Alcune immagini | Wildflowers 2013
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