Emozionante. È l’aggettivo migliore per descrivere l’incontro che i ragazzi delle quinte dell’Istituto Tecnico Anzilotti di Pescia hanno avuto stamani al teatro Pacini con Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo Borsellino ucciso il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio a Palermo. Contattata da una docente di Lettere della scuola, Faussia Cerchiai, Fiammetta Borsellino ha accettato con entusiasmo l’invito, ha preso un volo dalla sua città ed è venuta a parlare con gli studenti, perché è quello che fa da molti anni, convinta che sia il modo più efficace per combattere la criminalità organizzata: “le mafie si nutrono del consenso dei giovani”, ha detto a una platea attentissima, “ecco perché la cultura e lo studio, che passano attraverso la scuola, sono strumenti fondamentali per salvaguardare i diritti e le libertà di ogni singolo cittadino”. Il preside dell’Anzilotti Francesco Panico ha accolto sul palco una bella signora minuta e decisa, solare e sorridente, che ha preteso con dolcezza che i ragazzi, invitati a porle domande, le dessero del tu: e dopo un po’ di imbarazzo iniziale lo hanno fatto, e le domande non si sono più fermate. Si è parlato per più di due ore, senza interruzione, di questioni personali – com’è vivere accanto a un padre per tanti anni sotto scorta, con il senso di un pericolo imminente che gravava su di lui e sui suoi familiari; com’è stato affrontare il “dopo”, e come sia, ogni giorno, essere la figlia di Paolo Borsellino, e doverlo in qualche modo condividere con tutti quelli che lo amano; ma si è parlato, anche, dei processi, di come funzioni ancora il crimine organizzato da nord a sud e di come si sia evoluto in questi trent’anni adattandosi a un mondo che cambiava: allora con le lupare, oggi con gli studi di finanza nei migliori college del mondo. C’è stato il ricordo dei protagonisti di quelle vicende: come Rita Adria, giovanissima pentita che aveva trovato nel giudice Borsellino un amico, e che poco dopo la sua morte, sentendosi troppo sola per andare avanti, si uccise, e don Pino Puglisi, ammazzato nel quartiere Brancaccio da uomini del clan Graviano perché insegnava ai ragazzi a tenersi lontani dalla violenza e dai crimini; o come tutte quelle vittime innocenti che si trovarono in quel periodo, tra gli Anni Settanta e Ottanta, nel posto sbagliato al momento sbagliato: Barbara Rizzo, uccisa coi due gemellini per errore al posto del giudice Carlo Palermo nella strage di Pizzolungo, o Graziella Campagna, freddata perché nella lavanderia
dove lavorava aveva trovato nella tasca di una giacca un’agenda che non doveva trovare. Si è parlato di come a volte anche le carriere più straordinarie inizino per caso: Paolo Borsellino fu chiamato, giovanissimo, dal magistrato Rocco Chinnici, anche lui ucciso dalla mafia nell’83, a indagare sull’omicidio di matrice mafiosa del carabiniere Emanuele Basile; accettò, e rimase poi all’antimafia per imperativo morale, “perché attorno a me la gente continuava a morire”. C’è stato spazio per i ricordi – si commuove, Fiammetta Borsellino, quando parla della nonna che ha voluto piantare un olivo, che oggi cresce rigoglioso in mezzo al traffico, nel luogo della strage – e per il rammarico; perché non sempre la famiglia ha trovato la collaborazione che sperava, e perché pezzi dello Stato, di quello Stato in cui Borsellino e Falcone credevano profondamente, si sono mostrati indifferenti, o addirittura complici di quel sistema che ne ha voluto la morte. Non parla mai di trattativa, Fiammetta Borsellino; e non si dilunga su quella misteriosa agenda rossa che sparì dal luogo della strage subito dopo l’esplosione. Ha aggiunto ricordi a ricordi il maresciallo dei Carabinieri Francesco Marraccini, comandante della stazione di Pescia, che ha iniziato la sua carriera nell’Arma proprio in Sicilia, a Catania, nel nucleo investigativo per la lotta alla criminalità organizzata, e ha voluto ringraziare la Borsellino per il suo impegno nei confronti dei giovani; e alla fine della mattinata, dopo le foto e i saluti, i ragazzi dell’Anzilotti le hanno consegnato una lettera e hanno lasciato su una grande tela bianca le loro firme e la sua, insieme ai commenti e alle dediche per un giorno che difficilmente dimenticheranno. E che sicuramente lascerà un segno, forse anche sulle loro scelte future. L’Istituto Anzilotti ci tiene a ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo evento: la professoressa Cerchiai che ha preso contatto con la signora Borsellino e la vicepreside Elisa Romoli che ha coordinato tutta l’organizzazione; il teatro Pacini per la disponibilità ad ospitare l’incontro; Floratoscana, Bonini Piante, Nicola Del Ministro e Gianluca Ammazzini che hanno fornito fiori e piante per allestire il palco; il Consorzio Montecarlo DOC , con il suo presidente Gino Carmignani, che ha offerto i vini per la cena; la F.I.S.A.R. di Montecarlo per il servizio di sommelierato durante la cena e, infine, al personale dei collaboratori scolastici che hanno preparato la scuola come si fa per le grandi occasioni.